Cartier e il Mito ai Musei Capitolini

17 Dicembre - 15 Febbraio 2026

La mostra offre un incontro senza precedenti tra le creazioni storiche di Cartier e le sculture classiche della Collezione Albani. Attraverso raffinati accostamenti e interpretazioni scientifiche, la mostra esamina come la Maison abbia attinto dall’antichità sin dal XIX secolo, trasformando le forme antiche in lusso moderno e linguaggio simbolico.

Musei Capitolini, Piazza del Campidoglio, 1

Diadema: Platino, diamanti, perle naturali. Cartier Paris
Diadema Cartier Paris, eseguito su ordinazione, 1907 Platino, diamanti, perle naturali Provenienza: principessa Marie Bonaparte (1882-1962) Nils Herrmann, Collection Cartier © Cartier

Dal 14 novembre 2025 al 15 marzo 2026, Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini abbandona la sua tradizionale configurazione per ospitare la sua prima mostra temporanea. E proprio per l’incontro con le creazioni della Maison Cartier, introduce una narrazione di continuità piuttosto che di rottura. Il risultato è un ambizioso dialogo tra antichità e modernità che mette in primo piano i processi di reinterpretazione al centro della creazione artistica.

Curata da Bianca Cappello, Stéphane Verger e Claudio Parisi Presicce, la mostra riunisce opere storiche della Cartier Heritage Collection e sculture antiche della Collezione Albani, insieme a importanti prestiti provenienti da istituzioni italiane e internazionali. L’allestimento ideato da Sylvain Roca, arricchito da suggestivi interventi scenografici di Dante Ferretti, sottolinea la teatralità insita sia nella gioielleria che nella scultura: ogni oggetto, sia esso un gioiello o un frammento di antichità, diventa parte di un dialogo scenografico che invita all’immersione contemplativa.

Comprendere l’orizzonte culturale

La mostra si fonda su un presupposto essenziale: l’antichità non è un repertorio stilistico relegato al passato, ma un campo culturale che continua a influenzare l’estetica contemporanea. Per Cartier, il mondo classico ha rappresentato una matrice di innovazione più che un modello da imitare. Il rapporto della Maison con l’antico si basa su una profonda attenzione alle proporzioni, al simbolismo e al potenziale espressivo della forma, elementi comuni tanto alla scultura antica quanto all’alta gioielleria.

Questa sezione esplora i contesti intellettuali e artistici che hanno informato il dialogo di Cartier con l’antichità. In un’Europa attraversata da scoperte archeologiche, revival neoclassici e viaggi cosmopoliti, il mondo antico divenne un linguaggio visivo e concettuale condiviso. Cartier rispose a queste correnti sviluppando un approccio estetico distintivo, capace di coniugare disciplina classica e creatività moderna.

L’antichità come fonte viva

Sin dagli esordi, Cartier operò in un contesto profondamente segnato dalle scoperte di Pompei, Ercolano, della Grecia e dell’Egitto. I designer della Maison assorbirono le lezioni stilistiche dell’antico non riproducendo manufatti archeologici, ma distillandone le forme essenziali e i gesti simbolici. Questo processo trova una forte risonanza nella Collezione Albani, assemblata nel XVIII secolo come ideale canonico del gusto classico. All’interno di Palazzo Nuovo, questi marmi erano concepiti per trasmettere un’immagine dell’antichità destinata a modellare il canone europeo.

Collocando le creazioni di Cartier accanto a queste sculture, la mostra mette in evidenza come i designer della Maison abbiano affrontato problematiche estetiche analoghe: armonia delle proporzioni, chiarezza del profilo, equilibrio tra ornamento e struttura. In questo quadro, gemme e metalli preziosi diventano estensioni della disciplina scultorea propria della tradizione classica.

Mito e immaginazione moderna

Il mito costituisce uno dei fili conduttori centrali dell’esposizione. Nell’antichità, il mito veicolava valori sociali, credenze spirituali e concezioni dell’identità e del destino. Cartier ha trasformato queste narrazioni in un repertorio di motivi e simboli ancora capaci di parlare al pubblico contemporaneo. Piuttosto che illustrare scene mitologiche, la Maison utilizza il mito come catalizzatore concettuale, traducendo storie di metamorfosi, protezione ed eroismo in segnali formali e stilistici.

Forme simboliche e codici estetici

Tra i simboli più duraturi di Cartier figura il serpente, profondamente radicato nell’iconografia greco-romana. Associato alla guarigione, all’eternità, alla potenza erotica e alla trasformazione, il serpente offre un vocabolario simbolico ricco, che Cartier ha declinato in bracciali, collane e anelli. La mostra presenta diversi bracciali serpentiformi articolati, la cui sofisticazione meccanica richiama l’ingegnosità degli orafi antichi.

Altre creature mitologiche – sfingi, grifoni, chimere – compaiono in forme astratte piuttosto che letterali. La loro presenza sottolinea l’interesse di Cartier per le dimensioni psicologiche ed estetiche del mito: queste figure diventano emblemi di mistero, autorità e protezione.

Il percorso espositivo

I curatori di “Cartier e il Mito” hanno concepito una struttura narrativa che consente al visitatore di attraversare il rapporto in evoluzione tra la Maison e l’antichità attraverso una serie di nuclei tematici. Ogni sezione accosta opere di Cartier a sculture chiave della Collezione Albani, dimostrando come motivi, forme e idee migrino nel tempo.

Cartier e la Collezione Albani: la scultura come specchio della gioielleria

Le sale di Palazzo Nuovo, con il loro allestimento storico di marmi, offrono un contesto di straordinaria coerenza. La Collezione Albani, assemblata dal cardinale Alessandro Albani con la guida intellettuale di Johann Joachim Winckelmann, costituì una base fondamentale per la definizione moderna della bellezza classica. La sua enfasi su proporzioni ideali, sobrietà espressiva e chiarezza narrativa influenzò il gusto europeo ben oltre l’età moderna.

La poetica dell’accostamento

In questa sezione, il visitatore incontra le creazioni Cartier esposte accanto a busti marmorei, figure mitologiche e frammenti architettonici. Il contrasto dei materiali – l’oro caldo contro il marmo freddo, lo scintillio delle gemme contro la pietra opaca – genera un dialogo visivo dinamico che invita a un’osservazione ravvicinata. Le qualità scultoree della gioielleria, spesso trascurate per via della scala, emergono con particolare evidenza.

Ispirazioni architettoniche ed eleganza strutturale

Uno dei contributi più distintivi di Cartier alla gioielleria moderna è la traduzione dei principi architettonici in oggetti preziosi. La mostra evidenzia come l’ornamento classico, come le foglie d’acanto o i motivi a greca, abbia informato il vocabolario formale della Maison. Bracciali articolati evocano il ritmo dei fregi; tiare richiamano la chiarezza dei frontoni templari; spille equilibrano elementi verticali e orizzontali con precisione architettonica.

La Belle Époque: riscoprire il linguaggio classico

La Belle Époque rappresentò un periodo particolarmente fecondo per il dialogo di Cartier con l’antichità. In tutta Europa, aristocratici e intellettuali cercavano di allinearsi agli ideali classici, considerandoli segni di prestigio culturale. Cartier rispose sviluppando un vocabolario neoclassico raffinato, caratterizzato da eleganza, linearità e rigore grafico.

Platino e reinvenzione della forma

L’introduzione del platino rivoluzionò la gioielleria, rendendo possibili livelli di leggerezza senza precedenti. Cartier abbracciò questa innovazione creando gioielli di straordinaria delicatezza che conservavano al contempo chiarezza strutturale. I motivi classici, adattati a questo nuovo materiale, acquisirono una vitalità moderna: ghirlande d’alloro divennero ornamenti eterei; motivi a voluta si tradussero in trame di diamanti; schemi geometrici raggiunsero una definizione cristallina.

Il cammeo moderno

Questa sezione esplora anche la reinterpretazione cartieriana del cammeo, simbolo per eccellenza dell’incontro tra scultura e gioiello. Piuttosto che riprodurre modelli antichi, Cartier ne astrasse il concetto, trattando il gioiello come un micro-rilievo plasmato attraverso contrasti di materiali e luce. Un approccio che si allinea perfettamente al tema portante della mostra: trasformare, non imitare.

Modernismo, Cocteau e la rinascita del mito

Il XX secolo introdusse nuovi orizzonti stilistici e concettuali per Cartier. La Maison accolse influenze provenienti dall’arte moderna, dalle culture globali e dall’innovazione tecnologica, mantenendo tuttavia un dialogo costante con l’antichità. Questo periodo non è segnato dall’abbandono dei riferimenti classici, ma dalla loro distillazione in forme essenziali.

Jean Cocteau e la geometria del mito

Jean Cocteau, figura centrale dell’avanguardia francese, svolse un ruolo determinante nel ridefinire il rapporto di Cartier con i motivi classici. Il suo interesse per il mito influenzò diverse collaborazioni che portarono alla creazione di pezzi di straordinaria chiarezza concettuale. L’impronta di Cocteau è visibile nella dualità delle forme, nella purezza delle linee e nell’equilibrio tra minimalismo e simbolismo che caratterizzano le creazioni di metà Novecento.

Figure ibride e potere simbolico

Creature mitologiche popolano questa sezione come emblemi di complessità psicologica e culturale. Il trattamento che Cartier riserva a questi motivi rivela una profonda sensibilità verso la carica emotiva che tali figure possedevano nel mondo antico. Che si manifestino come allusioni discrete o come dichiarazioni formali audaci, queste creazioni testimoniano l’impegno della Maison nel coniugare simbolismo arcaico e sensibilità moderna.

Prospettive contemporanee: l’antichità al presente

Le ultime sezioni analizzano come i designer contemporanei di Cartier reinterpretino l’antico in un’epoca segnata dalla cultura digitale, da nuovi materiali e da una crescente ibridazione globale. Oggi, i riferimenti classici non appartengono più a un unico stile, ma emergono come echi, risonanze e strutture concettuali.

Un linguaggio della gioielleria radicato nella memoria

Le creazioni contemporanee di Cartier risuonano di memoria: della tradizione artigianale, dei sistemi simbolici e delle narrazioni universali. La mostra evidenzia come anche i pezzi più innovativi mantengano un dialogo con la geometria classica, l’equilibrio e il simbolismo. Il gioiello emerge così non solo come ornamento, ma come artefatto culturale capace di mediare tra tradizione e innovazione.

Strutture antiche, tecniche nuove

I designer moderni di Cartier esplorano sperimentazioni volumetriche, contrasti cromatici e materiali non convenzionali, ma le eco dell’antichità restano presenti. La chiarezza classica continua a informare le proporzioni; i concetti mitologici plasmano le possibilità espressive della forma. Questa continuità ribadisce l’intuizione centrale della mostra: l’antichità rimane una presenza attiva nella creazione contemporanea.

Perché “Cartier e il Mito” è una mostra rilevante oggi

La mostra possiede una risonanza che va oltre la sua importanza estetica e storica. Propone un nuovo modo di comprendere come la memoria culturale venga costruita, trasmessa e reinventata. Collocando Cartier in dialogo con l’antichità, l’esposizione ridefinisce la gioielleria non come accessorio, ma come linguaggio artistico capace di affrontare temi di identità, patrimonio e immaginazione.

Un museo trasformato

I visitatori abituati alla solennità di Palazzo Nuovo incontrano uno spazio trasformato: ancora rispettoso, ma animato da nuove vibrazioni. Le creazioni di Cartier introducono bagliori di colore, luce e dettaglio narrativo che attivano nuovi modi di osservare i marmi antichi. L’accostamento genera una consapevolezza più acuta dei materiali, delle tecniche e delle strategie espressive condivise da artigiani antichi e moderni.

Un’interpretazione editoriale dell’antichità

Pur fondandosi su solide basi scientifiche, la mostra adotta un registro chiaro e accessibile. Invita il pubblico a riflettere su come l’antichità sopravviva nella cultura contemporanea non come disciplina accademica, ma come insieme di immagini, simboli e ideali che continuano a modellare la nostra idea di bellezza e significato. Il racconto si sviluppa con l’eleganza di un lungo articolo editoriale, mantenendo al contempo il rigore della ricerca museale.

Il contesto romano

Roma, città in cui i diversi strati del tempo convivono in una trama visiva e culturale densissima, offre il contesto ideale per questa mostra. I Musei Capitolini incarnano l’eredità civica e simbolica dell’antica Roma. Ospitare Cartier entro queste mura significa sottolineare la continuità dell’aspirazione artistica: la ricerca di proporzione, chiarezza, simbolismo e raffinatezza attraversa i secoli. Il visitatore esce con una rinnovata consapevolezza di come l’antichità continui a permeare la creatività moderna, in modo silenzioso, persistente e profondamente attuale.

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