Arco di Costantino
Realizzato nel: 315 a.C.
Commissionato dal: Senato Romano
Dove si trova: Via di San Gregorio
Vicinissimo al Colosseo, l’Arco di Costantino fu eretto sull’antica “via Triumphalis”, (il percorso riservato ai cortei dei trionfatori che marciano verso il Campidoglio), per celebrare la battaglia presso Ponte Milvio del 312 d.C., quando l’Imperatore sconfisse il rivale Massenzio. Quattro colonne corinzie di marmo “giallo antico”, sono assestate alle pareti delle due facciate dove vi sono statue e rilievi ed è rimasto sostanzialmente integro fino ai nostri tempi. E’ il più grande e il più recente che ci sia rimasto dei tre rimanenti archi trionfali imperiali di Roma. Gli altri, l‘Arco di Tito e l’Arco di Settimio Severo, si trovano nel vicino Foro Romano.
Come fecero i suoi predecessori, gli imperatori dell’età dell’oro, Costantino portò finalmente un lungo periodo di pace dopo anni di guerra civile (Pax Romana, lungo periodo di relativa pace all’interno dell’impero romano). Per celebrare questa memorabile vittoria, il Senato di Roma dedicò all’Imperatore un arco di trionfo solo pochi anni dopo, nel 315 d.C., nel decimo anniversario dell’ascesa al trono di Costantino.
Come affermazione del suo potere, Costantino lo progetta per celebrare i propri trionfi, ma decide di decorarlo con elementi carpiti da altri monumenti che erano già popolari e familiari al popolo romano. Le storiche glorificazioni dei grandi personaggi dell’Impero erano l’espressione dell’autorità alle quali Costantino doveva ricorrere per convalidare il suo potere e l’avallo del favore politico.
L’arco è a tre fornici, quello centrale è il più grande, largo 6,50 metri per 11,45 di altezza e nell’insieme è alto 21 metri e largo 25,70. L’arco è un accorpamento di sculture e parti architettoniche scaturite da culture e architetture commemorative dissimili, come quelle dell’epoca di Traiano, Adriano e di Commodo. Questo spiega perché la città, che aveva abbandonato da tempo le peculiarità di capitale in quel periodo (sarà sostituita a favore di Costantinopoli), non aveva più scultori per fregiare con arte un monumento così glorioso, simboleggiando così il declino dell’Impero Romano d’occidente.
Al centro dell’attico, posto su una lunga trabeazione, è collocata la storica iscrizione:
“IMP(ERATORI) CAES(ARI) F(LAVIO) CONSTANTINO MAXIMO P(IO) F(ELICI) AUGUSTO S(ENATUS) P(OPULUS) Q(UE) R(OMANUS) QUOD INSTINCTU DIVINITATIS MENTIS MAGNITUDINE CUM EXERCITU SUO TAM DE TYRANNO QUAM DE OMNI EIUS FACTIONE UNO TEMPORE IUSTIS REM PUBLICAM ULTUS EST ARMIS ARCUM TRIUMPHIS INSIGNEM DICAVIT”
Ovvero: “All’Imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, Pio, Felice, Augusto, il Senato e il Popolo Romano, poiché per ispirazione della divinità e per la grandezza del suo spirito con il suo esercito vendicò ad un tempo lo stato su un tiranno e su tutta la sua fazione con giuste armi, dedicarono questo arco insigne per trionfi”.
Nella frase “instinctu divinitatis” (“per ispirazione della divinità”) si è interpretato un’improbabile riprova della conversione di Costantino al cristianesimo durante la battaglia.
Ciò in seguito ad una visione della croce associata dalla scritta “in hoc signo vinces” ( in questo segno vincerai) che porterà all’Editto di Milano nell’anno 313. In questo anno Costantino e Licinio decretano la libertà di culto in tutto l’Impero, favorendo anche la diffusione del Cristianesimo.
Con l’Editto di Tessalonica del 380 d.C. l’imperatore Teodosio I, detto dai cristiani “Il Grande”, emise il provvedimento per cui il cristianesimo diveniva la religione unica e obbligatoria dell’Impero Romano.
I pannelli di rilievo tra le statue sono dedicati a Marco Aurelio, mentre i tondi (e forse anche l’arco stesso) sono dell’Imperatore Adriano. Le decorazioni sulla parte centrale ed inferiore sono state appositamente scolpite, mentre il fregio mostra l’esercito di Costantino respingere le truppe di Massenzio nel Tevere.
Arco di Costantino: opinioni e commenti
Hai visitato questo monumento? Cosa significa per te? Che consigli daresti ad un turista?
Tour guidati consigliati da ArcheoRoma
che meraviglia…. ,la cosa più importante è la traduzione della scritta latina che , con lo scarso “latinorum” di noi liceali, ci ricorda e ci fa riflettere sulla grandezza di Roma .
stai zitto